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Tintin - pre recensione

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Non mi è mai piaciuto molto Tintin.
Ho sempre pensato che i suoi capelli fossero stupidi e lui fosse un saccente.

(Quel ciuffo stupido è lo stesso motivo per cui odio Alfa Alfa delle Piccole Canaglie)
E anche il cane non mi era particolarmente simpatico, a dirla tutta.
La faccia tonda e il vestito da adulto si sposano male. Sembra Charlie Brown, vestito con un trench e in piedi sui trampoli. Gli adulti non hanno la faccia tonda. E non hanno le guance rosse, a meno che non soffrano di couperose. Lo sanno tutti.
E poi parlando di cani intelligenti (anche volendo tralasciare il magnifico Snoopy) c'è Gromit di Wallace e Gromit.
Guardatelo:


Non si capisce già quanto è simpatico e intelligente?
Ma il film che andrò a vedere sabato non è su Wallace e Gromit, ma su Tintin.
Le avventure di Tintin: il segreto dell'Unicorno.

Varrà la pena?

EDIT: .

Il ponte sullo stretto e l'ironia

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Da Wikipedia:
Nel 2007 il Governo Prodi era in procinto di ritirare l'appalto e annullare il contratto con la Impregilo, pur esponendosi al pagamento di una penale di oltre 500 milioni di euro, ma l'allora Ministro dei Trasporti Antonio Di Pietro, insieme all'opposizione di centrodestra, si oppose al proposito procedendo poi ad accorpare la Società Stretto di Messina all'ANAS, riducendo il numero dei suoi dipendenti. Spiegò il Ministro Di Pietro, che la mossa aveva evitato il pagamento delle penali alle società appaltanti per la mancata esecuzione dei lavori; tali penali si sarebbero dovute pagare qualora la Società Stretto di Messina avesse chiuso prima della realizzazione del ponte. Venne inoltre evitata la perdita di decenni di studi e progetti e la risoluzione dei contratti d'appalto rimasti invece tuttora validi.
Giorno 27 ottobre 2011, da La Stampa.it:
Niente più finanziamenti per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina: è l'impegno che il governo deve assumere in seguito all'approvazione di una mozione dell'Idv sul trasporto pubblico locale da parte dell'Aula della Camera su cui l'esecutivo aveva espresso parere favorevole.

La mozione, discussa insieme ad altre riguardanti la stessa materia, impegna il governo alla soppressione dei finanziamenti che il governo ha previsto per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, pari complessivamente a 1 miliardo e 770 milioni di euro, di cui 470 milioni per il solo anno 2012 quale contributo ad Anas s.p.a. per la sottoscrizione e l'esecuzione - a partire dal 2012- di aumenti di capitale della società Stretto di Messina s.p.a.

Ah.
L'ironia.

EDIT: Si dice che in verità il ponte si faccia comunque. L'ironia rimane comunque.

Le avventure di Tintin - una recensione

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Qual è, vi chiedo, il film con un'ottima fotografia, dialoghi divertenti, un mistero da svelare, un'ambientazione anni '40, battaglie navali migliori di quelle viste ne I pirati dei Caraibi e un simpaticissimo fox terrier bianco?


Come avrete intuito, il mio giudizio su Le avventure di Tintin - il segreto dell'Unicorno (il nome "Liocorno" era soltanto un errore di traduzione dei primi trailer) è parecchio cambiato da ieri. Apparentemente Stephen Spielberg e Peter Jackson sono riusciti nell'opera.


La trama, leggermente diversa dal fumetto da cui trae origine, narra di Tintin, un giovane giornalista belga, che compra in una bancarella di robivecchi una splendida miniatura di un veliero: l'Unicorno.
Appena acquistata, viene avvicinato da un uomo misterioso, che gli consiglia di liberarsi della nave, perché qualcuno senza scrupoli (adoro quando ci sono "persone senza scrupoli" in questi film) ha intenzione di prenderla.
Inutile dirlo, un perfido Ivan Ivanovitch Sakharine (dotato persino di una splendida Barba del male) si presenta affabilmente a Tintin con l'intenzione di comprare a qualunque prezzo la nave.
Tintin, da bravo giornalista, è più interessato a scoprire il mistero che circonda il modellino che prendere i soldi, e per questo rifiuterà l'offerta.
Questo porterà lui e il suo cane Milù in un mare di avventure.

Il film è realizzato al computer su performance di attori veri. I personaggi sono allo stesso tempo realistici, ma fumettosi (i nasi sono la parte del corpo più caricaturale), il risultato è comunque piacevole e divertente, e non inquietante e irreale.


Il 3d è ben integrato, e non ci sono lunghe e inutili scene dedicate solo a far vedere quanto sono stati bravi a fare il film in tre dimensioni (e mi riferisco a te, Christmas Carol in 3d), quindi è perfettamente godibile anche senza usare occhiali di plastica e spendere di più (se vi è possibile, comunque, questo è uno dei pochi film in 3d che veramente merita).

La fotografia nel film è eccellente. Gli scorci delle città, l'uso delle luci, i tagli delle inquadrature. In questo film si vede che c'è stata una direzione attenta degli artisti della grafica computerizzata.


Tintin, per quanto giovane, è un personaggio credibile (se non altro perché hanno ridotto la sua couperose nel film). E' dinamico e pieno di energie: è un vero eroe d'azione, che non esita a prendere in mano una pistola e ad usarla (ma se volete portare i vostri figli piccoli non vi preoccupate, la violenza è al minimo e non c'è sangue sullo schermo), ma è anche intelligente e pieno di curiosità.
E se in alcuni momenti sembra essere poco più che un adolescente, in altri sembra andare, in maniera più credibile, per i venti, venticinque anni.
Il ciuffo è stato, inoltre, leggermente sistemato, così che adesso somiglia molto di più ad una versione rossa di me quando mi sveglio, che ad Alfa Alfa delle Piccole canaglie.


Milù è un cane meraviglioso, e per fortuna hanno dedicato a lui alcune scene divertentissime.
Non gli hanno attribuito molti comportamenti umani, ma come cane è decisamente all'altezza del suo padrone. Un vero compagno d'avventura.

La storia è avvincente, i personaggi interessanti e il ritmo è ben misurato, tanto da tenere avvinto, ma senza affaticare.
L'azione è ben congegnata, e ci sono almeno un paio di scene abbastanza lunghe che vi sorprenderanno per l'assurdità e l'ingegnosità con cui sono eseguite.
Il film attinge alla sua logica da fumetto a piene mani e senza vergogna, rendendolo il punto forte di molti sketch comici, ma riesce a rimanere coerente e sensato nella trama principale.

Insomma, nonostante (o forse proprio a causa di) le mie paure, questo si è rivelato un ottimo film da consigliare a tutti.
Promosso a pieni voti.
E se ancora avete dubbi, andate a vederlo.

Il peggior film

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Le domeniche sono fatte per stare seduti con una tazza di caffè caldo tra le mani e chiedersi se si dormirà mai abbastanza.
Questa domenica, dato che non ho visto proprio nessun film ieri (le altre settimane mi sono sorbito soltanto due film orribili, rispettivamente Bar Sport, lo so, lo so... e Immortals.... .... sì volevo farmi del male), questa domenica è fatta per chiedermi quale è stato il film peggiore che ho visto.
Un film per essere veramente un film pessimo, non deve avere alcuna qualità che lo redima.

(giuro che non l'ho ritoccata io)
Film come "Dinocroc vs. Supergator" ad esempio, sono spettacolarmente brutti e stupidi, ma proprio per questo sono spassosissimi (niente come vedere un coccodrillo e un alligatore geneticamente modificati lottare ti risolleva la giornata). Il modo in cui affrontano i clichè di pieno petto, il fatto che la metà del cast sembra composta da ex attori di film porno, mentre l'altra metà spera di entrare nel mondo del porno almeno per mettere qualcosa di decente nel curriculum, l'idea stessa del film che è stata rubata al figlio di sei anni di uno degli sceneggiatori.
Tutto è perfetto per fare un film brutto.
E proprio per questo, questo non è il film peggiore che abbia mai visto, anzi personalmente gli darei un sette già solo per la scena in cui Supergator salta sopra un autobus e lo schiaccia (o per le abbondanti scene in cui donne prosperose vanno in giro in bikini senza un buon motivo)

(Con sta pioggia e con sto vento...)
Per fare un film veramente brutto, non è neanche sufficiente che sia brutto di per sè.
La casa dei mille corpi, ad esempio, è un film orribile senza il benché minimo pregio, ma non è ancora il film peggiore che abbia mai visto, perché almeno non porta con sè l'aspettativa di qualcosa di decente. Quando lo vai a vedere, non ti aspetti di trovarti di fronte ad un'opera rivoluzionaria, ti aspetti un film stupido in cui molte persone muoiono male.
Anche se, a dirla proprio tutta, questo film si avvicina parecchio ad essere il peggior film mai visto.


Per me, ad esempio, un film veramente brutto è Memento.
L'idea di per sè non sarebbe male. Un uomo che soffre di amnesia usa note e tatuaggi per cercare di trovare l'uomo che ha ucciso sua moglie.
Ma la realizzazione.
E' lento. Ma lento. Aiutatemi a dire lento.
Ripetitivo e noioso. Vogliono farti capire come sta lui che soffre di amnesia. E fanno rivedere sempre le stesse scene svelando un minimo alla volta fino a che non si arriva alla inevitabile conclusione dopo circa 47 ore (tante mi sono parse) di film. Quando arrivi alla fine non ti interessa più chi è l'omicida, vuoi solo che finisca così puoi riportare il dvd che hai noleggiato e continuare a vivere la tua vita e possibilmente dimenticare tutto.

Il mio peggior film non è neanche Requiem for a dream, anche se dopo averlo visto probabilmente vorrete suicidarvi. Requiem for a dream è così triste, che la parola "triste" neanche comincia a descriverlo. Ma lamentarsi perché un film del genere ti distrugge è come dire che Uomini e topi è brutto libro perché finisce male. E' quella l'idea, non che stia veramente paragonando uomini e topi a Requiem for a dream.

Insomma per essere un film brutto, non basta che sia brutto: deve portare con se l'aspettativa che non sia così brutto. E la delusione di una aspettativa, ancor più dei gusti, è una cosa molto personale. Inoltre deve essere realizzato male. Ci deve essere una grossa barriera che separi l'idea dalla realizzazione.
Quindi per me uno dei film più brutti mai visti è stato Watchmen.

(questo per dire che non sorriderete alla fine del film)
Tutto in Watchmen per me è stato brutto, dalla trama stupidamente nichilista, in cui l'unico concetto veniva ripetuto e ribadito fino alla nausea (il mondo deve passare dei momenti brutti per potersi riunire), fino all'aggeggio blu del Dottor Manhattan che veniva mostrato ad ogni possibile occasione.
La lunghezza del film.
Dura due ore e quaranta. DUE ORE E QUARANTA.
Immaginatevi di sentirvi ripetere sostanzialmente quell'unico messaggio "il mondo per riunirsi deve attraversare dei momenti orribili" per due ore e quaranta. E' un messaggio semplice, oltre che abbastanza stupido, non è di sicuro necessario ripeterlo tante volte per capirlo.
Gli effetti speciali sono brutti, i costumi sembrano le versioni tristi di quelli della Marvel o DC (sul serio, il Gufo notturno? Qualcuno voleva copiare Batman per caso?) e la cosa peggiore è che si prende terribilmente sul serio.
Con tutte le premesse che pone, questo film poteva essere meglio se avessero cambiato costumi, storia e lunghezza, o se avessero cambiato il tono da drammaticamente serio a sarcasticamente irriverente.

(Il gufo notturno ha il potere di coprire il pene del Dottor Manhattan. Da un grande potere...)
Fino ad arrivare ai momenti di vera alienazione.
Ad un certo punto la tensione sessuale tra il Gufo notturno e Spettro di seta (sul serio, non sono nomi d'arte di attori di film porno) scoppia a bordo della navicella volante di lui.
Una scena senza senso. Con Hallelujah di Leonard Cohen che suona sotto. Con inquietanti lunghe carrellate sugli stivali di lattice di lei. E le abbondanti stempiature di lui. Preoccupanti scambi di sguardi che potrebbero essere interpretati come passione, ma più che altro come orrore, e ciliegina sulla torta, all'orgasmo lei schiaccia inavvertitamente un bottone e succede questo:

(e il premio per la peggiore allegoria va a...)
La... navicella... getta... fuoco... da... perchè... come... cosa ho appena visto...
O... mio... dio.

E ditemi voi, qual è il film peggiore che avete visto, quello che ha infranto ogni possibile aspettativa per quanto bassa e ci ha camminato sopra con i tacchi a spillo della stupidità?
Io torno alla mia tazza di liquido caldo e ai miei interrogativi esistenziali. D'altra parte qui è ancora domenica.

Midnight in Paris - una recensione

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Immagino che qualcuno debba aver il coraggio di dirlo.
L'ultimo film di Woody Allen, Midnight in Paris, è proprio mediocre.
E' scarso e c'è poco da fare.

(L'espressione che ha nel poster sarà mantenuta per tutto il film. Buon divertimento)
Ieri ho provato a vedermelo e dopo un'ora me ne sono uscito.
Non perché fosse pessimo, come altri film che ho pure visto fino alla fine.
Ma perché era insulso, pretenzioso e troppo sicuro di sé.
I personaggi sono delle macchiette, gli attori sono guidati in maniera approssimativa e spesso sono lasciati a se stessi (cosa da non fare se nel cast hai Owen Wilson e Kurt Fuller, attori chiaramente a proprio agio solo nelle commedie americane).

La trama, poi, si strizza l'occhio da sola, credendosi brillante.
Il protagonista, un nostalgico del passato, finisce nel passato dove incontra una parigina anni venti che è a sua volta nostalgica di un passato ancora più remoto.
Ah.
Lui sta scrivendo un libro sul gestore di un "negozio nostalgia" (praticamente a metà strada tra il robivecchi e l'antiquario) e incontra "casualmente" la proprietaria di un negozio nostalgia.
Uhm.
Quando il caso dice la coincidenza, eh?
Certo, quante possibilità c'erano?

(grazie Fight Club, tu sì che sei il migliore film in assoluto)

Come dice Hugo Pratt con Corto Maltese: "Tra sarcasmo e ironia c'è la stessa differenza che tra un rutto ed un sospiro." E l'ironia per poter funzionare deve essere lieve, accennata, sottintesa, non banale, greve o espressa.

Andava detto, non fatevi ingannare da Mollica (lui parlerebbe bene di tutto) o da altre recensioni. Questo è un film al massimo mediocre, e Woody Allen avrebbe dovuto fermarsi prima di Match Point.

E se adesso al cinema si degnassero di portare Real Steel (Hugh Jackman e robot che fanno la boxe? Ma yeah) o ancora meglio il film dei Muppets, io sarei molto più contento.

Un ciclo di tempo

Team Van Helsing

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Le domeniche sono fatte per pentirsi di aver mangiato messicano la sera prima e per cercare materiale su cui scrivere post. Questa domenica è fatta anche per annunciare che presto comincerò, con il coraggioso aiuto della mia ragazza, una dissezione della peggior storia di vampiri che finora abbia mai toccato l'umanità.
Non sto parlando di Gayracula (sebbene possa essere difficile notare la differenze tra quel film e questo), o di Mio nonno è un vampiro, ma di Twilight.
Ebbene sì, visto il tragico avvicinarsi del periodo dei cinepanettoni, tanto vale armarsi di sano masochismo e procedere ad una analisi del libro della Meyers per il vostro personale godimento.

 A presto, con il prologo.

Team Van Helsing - Il prologo

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Twilight, come molti altri romanzi recenti, ad una prima occhiata disattenta sembra appartenere all’horror, ma è in verità un romanzo di formazione, genere letterario al cui fulcro sta l'evoluzione del protagonista verso la maturità e l'età adulta. In Harry Potter era la magia, in Twilight i vampiri, ma questi elementi sono solo lo sfondo sul quale si dipana la storia del protagonista, unico elemento importante. Cambiando lo sfondo la storia rimarrebbe praticamente identica.
In questo senso è certamente possibile definire horror la storia di Twilight, ma solo perché le vicende personali di Isabella Swan sono decisamente brutte, e non nel senso di spaventose, o tristi, ma nel senso di dolorosamente noiose e infantili.
Ma sezioniamo questo romanzo e vediamo i motivi per cui è così orribile.

(Ogni volta che penso a Twilight mi viene in mente questa copertina)
Già il prologo nasconde uno dei più abusati trucchi della narrazione: l’incipit in medias res per poter attirare l’attenzione del pubblico, senza doversi dilungare (per il momento) in lunghe presentazioni. Probabilmente gli editor le hanno detto di mettere un po' di azione all'inizio per non spaventare tutti i lettori cominciando già con un'adolescente frignante.
Bella sta per essere uccisa. Complimenti Meyer, così tieni in sospeso sia quelli che sperano di vederla morire, sia quelli che la vogliono viva. Brava.
Ma non c’è da preoccuparsi per questo inizio così concitato. L’autrice impiegherà l’intero libro per tornare esattamente a questo punto (e comunque lei si salverà).

(questo = la mia agonia)
Questa mezza pagina di prologo contiene così tante fregnacce da meritare un’analisi completa tutta per sé.
Bella sostiene di non aver mai pensato seriamente alla morte, nonostante avesse avuto più di un’occasione per farlo, riuscendo con questa sola frase a far capire di essere un’idiota, per non aver mai considerato seriamente di morire, di fronte ad un pericolo incombente per interi mesi.
“La mia vita è in pericolo? Corbezzoli, meglio andare a guardare la tv o distrarsi inseguendo farfalle.”

(è bello pensare che sia questo che lei ha fatto nei mesi precedenti)

Sostiene di volersi sacrificare per un’altra persona che lei ama e che questo è nobile, quello che non dice è che questo comportamento è un’enorme sirena per attirare l’attenzione su di sé. È come se mettesse un enorme cartellone luminoso sopra di sé con scritto “MI STAI GUARDANDO? GUARDAMI! GUARDAMI!” Non ti preoccupare, Bella, sei così al centro del mondo che questo romanzo è in prima persona, e ti giuro, la tua testa è un brutto posto.


Dice che sapeva che andando a Forks, il paese dove si è di recente trasferita, sarebbe andata incontro alla morte.
Ah.
Dunque, Morte le ha scritto una lettera, lei ha poteri paranormali, lo dice per creare tensione, o ha solo sparato una cazzata, tanto per dire? Propendo per l’ultima...
(Morte conferma: IO NON LE HO DETTO NULLA, MA LA ASPETTO DA PARECCHIO)

Poi dice “Se la vita ti offre un sogno che supera qualsiasi tua aspettativa, non è giusto lamentarsi perché alla fine si conclude” quindi da un lato ci dice senza alcuna modestia che il libro che ci aspetta è un sogno che supera ogni aspettativa, dall’altro che è ingiusto per Bella lamentarsi, ma di fatto è quello che sta già facendo, perché diciamocelo: lei è una noiosissima ragazzina viziata a cui non sta mai bene nulla e a cui piace lamentarsi per TUTTO.
Beh, almeno quest’ultima cosa ce l’abbiamo in comune.

Sherlock Holmes un gioco d'ombre - una recensione

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Guy Ritchie mi rende le cose troppo facili.
Partito come regista talentuoso con Lock and Stock e il più famoso The Snatch (andate a vederlo, posso aspettare), Ritchie è passato per un periodo creativo orribile per tutto il tempo in cui è stato sposato con Madonna.
No, sul serio.
Ha pensato che fosse un'ottima idea fare un remake di un film italiano mettendo sua moglie come protagonista. E quel film era Travolti dal destino.
Grazie Guy, col tuo esempio posso dire che sia il matrimonio che Madonna sono cose da evitare come la peste.
(Immaginate di essere abbracciati da lei e poi dover fare il regista. O forse è meglio di no.)
Fortunatamente nel 2008 i due si sono separati e Ritchie ha subito cominciato a risalire la china, prima con un mediocre RocknRolla e poi con i film su Sherlock Holmes (non il personaggio uscito dalla penna di Conan Doyle, ma quello venuto dai fumetti di tale Lionel Wigram).
 
(La lingua ferisce più della spada, ma una pistola ferisce più della lingua)
In questo secondo film, senza molte sorprese, Sherlock preferisce ancora una volta usare il suo intelletto superiore per pianificare dei combattimenti degni dei migliori ninja, piuttosto che per combattere il crimine, o meglio, preferisce combatter il crimine... ehm... combattendolo.
 
Come c'è da aspettarsi, sono pochi gli elementi comuni con l'omonimo personaggio di sir Arthur, di cui questa è più una gioviale reinterpretazione.
Ed è proprio in questo senso che il film è ben riuscito.
Adatto sicuramente ad un pubblico diverso dagli amanti degli enigmi celebrali, questo Sherlock si destreggia bene sia con le mani che con le cellule grige, dando divertimento molto di più a chi cerca uno svago per una sera, che una sfida alle proprie capacità deduttive.
Grazie alle frequenti scene d'azione, la logorrea in cui Robert Downey Jr indulge volentieri è limitata; le manie, le psicosi e le esagerazioni del personaggio sono usate in maniera creativa. Certo è, che come altri film in cui Robert Downey appare, sorge il dubbio se lui era l'attore ideale per il personaggio, se il personaggio è stato ricamato intorno a lui o se lui fa ogni personaggio nella stessa maniera.
 
(è nato prima il folle o Robert Downey Junior?)
Come in Iron Man, il protagonista è un bohemienne, eccentrico ed egomaniaco, in cui il confine tra follia e genialità è stato da lungo tempo sorpassato, giungendo nei pacifici pascoli al di là.
Ci sono ovviamente abbondanti strizzate d'occhio al rapporto che intercorre tra lui e Watson (interpretato da un bravo Jude Law), ma a chi non è mai venuto in mente questo pensiero?
 
("Bruce, sono sicuro che non sia il batarang quello che sento")
Se avete già visto altri film di Guy Ritchie sapete cosa aspettarvi.
Lui è l'esperto dei film basati sulla lunga truffa, ossia una serie di inganni, doppi giochi e colpi di scena di cui solo una o due persone sono pienamente a conoscenza e che si sveleranno per intero soltanto alla fine.
Il ritmo delle riprese è sincopato, alternando carrellate molto rapide ad altre molto lente, esposizione e avventura.
Per me questo è un modulo provato che funziona bene, in questo film ancor meglio che nel precedente. Gli attori interagiscono bene e nonostante l'azione più che abbondante la storia non è dimenticata e le risate non mancano.
C'è solo da sperare, quindi, che Guy Ritchie rimanga divorziato il più a lungo possibile.
 

Potenziale

Il dovere chiama

Caro Umano

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(Clicca sull'immagine per ingrandire)

Ci ho lavorato parecchio su per riuscire a ricreare nella maniera più accurata possibile l'originale che su internet si trova per ovvie ragioni solo in bassa risoluzione.
Comunque, se volete dare un'occhiata ed eventualmente acquistare il poster originale fatto dal bravissimo Zach Weiner, potete andare qua: http://smbc.myshopify.com/collections/frontpage/products/dear-human-19x27-poster .
Come al solito, io mi sono limitato a fare la traduzione. L'originale con tutti i realtivi diritti sono di Zach Weiner.

Uomini che odiano le donne - Una recensione

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Le domeniche sono fatte per girarsi sotto le coperte e cercare di riprendere sonno perché è ancora troppo presto. E' sempre troppo presto.
Le domeniche sono fatte anche per parlare del film che ho visto ieri sera:
Uomini che odiano le donne.


Ammeto di essere andato a vedere questo film con un certo timore.
David Fincher, il regista, ha fatto nella sua carriera film splendidi come Seven e Fight club, e film orribili come Zodiac e Panic room.
Inoltre questo era un film basato su un libro e sul film che ne era già stato tratto.
Quanto questo film sarebbe stato influenzato dai precedenti lavori e quanto invece sarebbe stato di sua mano?
Questo film sarà un Seven o uno Zodiac?
Anticipando la conclusione, posso dire che questo è un buon film, anche se non ottimo, inquietante e violento, ma non ai livelli di Seven, sia come contenuti che come realizzazione (forse anche a causa della produzione non holliwodiana).

("un sacco più avanti!" ora che ci siamo tolti di mezzo questa battuta, possiamo restare seri?)
La storia è parecchio complessa e intrecciata e vede due i protagonisti della locandina incontrarsi solo verso la metà del film.
Il primo è Mikael Blomkvist (interpretato da Daniel Craig), un giornalista che, condannato per diffamazione, accetta di lavorare per un magnate industriale per scoprire chi sia l'assassino della nipote, scomparsa quarant'anni prima durante una riunione familiare sull'isola di famiglia.
La seconda protagonista è Lisbeth Salander (interpretata da una camaleontica Rooney Mara, se non mi credete: questa era lei nel 2009, questaè lei nel film) una giovane hacker dal grande talento investigativo, dall'infanzia problematica e da un presente a tratti ancora peggiore.
Quello che all'inizio sembra essere un semplice giallo presto si tinge di nero. Non si tratta di una semplice indagine su un delitto compiuto molti anni prima, ma di trovare un efferato serial killer.


E questa picchiata in acque gelide è davvero inquietante.
Chi parte aspettandosi un classico enigma della camera chiusa, rimarrà probabilmente deluso.
E' vero che la storia parte da quell'incognita, ma da quel punto la trama si allontana scendendo in oscuri abbissi.
Il protagonista è l'odio e la violenza verso le donne, che viene rappresentato in maniera cruda.
Fortunatamente in questo film la violenza incontra la sua punizione, ma nonostante la catarsi rimane addosso la sensazione di sporco e di ingiustizia per non poter cancellare qualcosa di così sbagliato e ingiusto.
Magari per fare bene queste cose bisognerebbe chiamare il Conte di Montecristo, che quanto a vendetta è il massimo.



Complessivamente il film è ben fatto e, per quel poco che posso dedurre da internet, più aderente al libro del primo film.
Sebbene la fine concluda le vicende relative al mistero della nipote, la storia dei protagonisti rimane aperta, lasciando un leggero amaro in bocca.
Se ci sia da aspettarsi il remake anche degli altri due film della trilogia, dipenderà dal successo al botteghino di questo. Di sicuro non mi dispiacerebbe vedere quali altri misteri Lisbeth e Mikael possono risolvere, e come la loro storia proseguirà, e questo cast con questo regista hanno dimostrato di saper lavorare davvero bene.
Vi consiglio di vedere questo film che vale un bel sette su dieci pieno, con l'avvertimento che alcune immagini crude e scene violente potrebbero dare fastidio ai più sensibili.


Sogni

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Cliccateci sopra l'immagine per ingrandire.
Prendetevi il tempo di leggerlo, tanto lo so che non avreste di meglio da fare.

Fumetto originale creato da xkcd, io ho fatto solo la traduzione.

Per chi avesse problemi a leggere, ecco il testo:


1: Dovresti fare più attenzione quello che scrivi. Non si può sapere quando un futuro datore di lavoro potrebbe leggerlo.

2. Quand’è che abbiamo dimenticato i nostri sogni?

1. Che?

2. Le infinite possibilità che ogni giorno offre dovrebbero far tremare la mente. Il semplice numero di esperienze che io potrei fare è incalcolabile, toglie il respiro, e io sto seduto qui ad aggiornare la mia mail. Viviamo intrappolati in dei circoli, riviviamo pochi giorni ancora e ancora, e immaginiamo solo poche strade aperte di fronte a noi. Vediamo le stesse cose ogni giorno, rispondiamo nello stesso modo, pensiamo gli stessi pensieri, ogni giorno una piccola variazione rispetto al passato, mentre ogni momento segue senza sforzo la gentile curva delle norme sociali.
Agiamo come se superando l’oggi, domani i nostri sogni torneranno da noi.
E no, io non ho tutte le risposte. I non so come scuotere me stesso per riuscire a vedere ogni momento cosa potrebbe diventare. Ma io so una cosa: la soluzione non comprende dissolvere ogni mia piccola idea e impulso creativo  per avere la speranza, un giorno, di conformarmi. Non comprende l’attenuazione della mia vita per adattarsi meglio alle aspettative di qualcuno. Non comprende il trattenersi costantemente per paura di scuotere le cose.

2. Questo è molto importante, per cui voglio dirlo il più chiaramente possibile:

FANCULO
A QUESTE
STRONZATE

Safe house - Una recensione

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"Mario, ma perché non fai più filmati per il blog! Quei due che hai fatto non ci hanno fatto venire il mal di testa come i post che scrivi di solito, e male che vada abbiamo perso solo 3 minuti!"

Ore.
Dalla prima parola scritta al momento in cui finisce  di caricare su youtube un filmato di tre minuti prende ore per essere fatto.
Altrimenti per quello che mi riguarda la maggior parte del contenuto sarebbe video. La mia voce non sarà un granché, ma i filmati si "consumano" meglio.

Il film, sì, il film:

Voglio dire.
Va bene che dall'altro lato c'è Denzel Washington, ma non lo abbinate a delle scimmie per farlo risaltare! (nel mucchio direi che poteva andare parecchio peggio di Reynolds, ma il gruppo di base sicuramente non è promettente riguardo ai gusti e alle intenzioni)

E so che qualcuno può dire che sia nello stile del regista, l'uso di una fotografia mediocre, ma è nel mio stile vedere le cose fatte bene.
Infine per quanto riguarda il trailer è ovviamente il condensato delle scene di azione, mentre il film è più diluito e molto più sopportabile, se ve lo state chiedendo.

Matrimonio ed effetti collarerali

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Sembra che si sia diffuso tra colleghi e conoscenti di recente una nuova epidemia di Matrimonio.
Un po' come quando le mamme portano i piccoli a casa degli amici quando hanno la varicella, così adesso tra tutti i coetanei si diffonde questo pericoloso virus.
Io dico, anche senza considerare i pericolosi effetti diretti che può avere, nessuno pensa agli effetti collaterali?
Adam Huber, autore del fumetto Bug, lo fa.
(cliccare sull'immagine per ingrandire)
La vignetta originaleè di Adam Huber, io ne ho fatto solo la traduzione.
Se volete vedere altre sue vignette, l'interasettimanapassataè stata dedicata a questa terribile malattia.

Il test di Bechdel

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Il test di Bechdel, ideato dall'omonima autrice di fumetti dedicati al mondo lesbico, sono dei requisiti che servono a valutare (secondo l'ottica del personaggio che li presentava nel fumetto) se un film valeva la pena di essere visto o meno.
I requisiti sono:
1. Devono esserci almeno due donne;
2. Le due donne devono comunicare tra loro;
3. A proposito di qualcosa che non sia un uomo.
Un ulteriore requisito che si è aggiunto in seguito è che le donne abbiano un nome.

(dal fumetto originale)

In apparenza questi requisiti sembrano abbastanza facili da soddisfare, tuttavia si può vedere (http://bechdeltest.com/) che sono molti i film in cui queste semplici regole non vengono minimamente rispettate: The Avengers, I pirati dei Caraibi, Men in black, X-men, Big fish, Fight Club, Intervista col vampiro, Hugo, Midnight in Paris, Molto forte, incredibilmente vicino, Toy story, Shrek, Up e tanti altri.
(Woody sta sottolineando il fallocentrismo della tuta di Buzz)
Il problema di questo test, come forse qualcuno avrà già capito, è che dimostra troppo.
In teoria serve ad evidenziare come il sesso femminile venga mal rappresentato o addirittura ignorato nei film, di fatto questo strumento fa perdere la visione di insieme del problema.
Un film potrebbe benissimo passare questo test ed essere estremamente misogino e sciovinista, mentre film che trattano in maniera interessante la posizione della donna potrebbero fallirlo, considerando soprattutto la terza regola (non devono parlare di un uomo), dato che potrebbe anche riguardare figli, fratelli o padri delle donne e non il ragazzo cui anelano.
Non solo, questo test non prende neanche in considerazione gli argomenti trattati, o la qualità del film.
Il problema del test deriva dal fatto che è stata tratta fuori dal contesto una battuta e questa è stata poi applicata meccanicamente ad ogni film, per giustificare un punto di vista.
(dove ogni film ha a che fare con un pene)
Il problema dei film, d'altro canto, è che effettivamente in molti casi si è scelto di adottare esclusivamente un punto di vista maschile, nonostante non ci fosse alcuna ragione per fare altrimenti.
In questo senso una domanda più utile ed interessante da porsi sarebbe: cambiando il sesso dei protagonisti, questa storia avrebbe ancora senso?
Questa domanda, pur ignorando la qualità dei film, o la loro trama, sottolinea il fatto che di preferenza si scelgono protagonisti maschili per raccontare storie, evidenziando meglio il problema che il test originario sollevava.

In proposito devo ammettere di non aver mai avvertito questo problema, e non dico che un film in cui i personaggi siano prevalentemente femminili sia di per sè migliore, ma sarebbe sicuramente diverso, e potrebbe fare contente tutte quelle persone che trovano difficoltà ad immedesimarsi nell'altro sesso.
(un film per fare contenti tutti)
Come sarebbe ad esempio Up della disney se i protagonisti fossero stati una vecchia e una bambina?
Come sarebbe Women in black?
E Hugo al femminile come fa?
Di una cosa sono sicuro: intervista con la vampira suona male...

Nel dubbio

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Un dubbio che attanaglia le menti degli uomini dal momento in cui giungono alla pubertà.
(cliccare sull'immagine per ingrandire)
 
Vignetta originale di Adam Huber, solo tradotta da me. Se gradite il suo lavoro, e capite un po' di inglese, andate a trovarlo e seguitelo! Fa vignette dal lunedì al venerdì.

In cui rifletto sulle differenze tra Pixar e Dreamworks

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Per molto tempo la differenza tra Dreamworks e Pixar poteva essere riassunta da questa vignetta:

(cliccare per ingrandire)
Tuttavia di recente qualcosa ha incominciato a cambiare.
Dopo anni di (apparente) inseguimento da parte della Dreamworks, finalmente questa ha deciso di  acquistare i diritti per delle opere interessanti e a farne dei film non solo decenti, ma anche interessanti e divertenti.

  • Costi e rischi

Certamente la produzione di un film di animazione in 3d non è affatto economica, e prendere dei rischi in questo campo può portare velocemente al fallimento, visto che il costo per la produzione si aggira intorno ai 160 milioni di dollari.


  • La produzione recente

E' capitato tuttavia che di recente la Pixar e la Dreamworks si siano scambiati i ruoli.
Dal 2009, anno di pubblicazione di Up, la Pixar non ha fatto un film veramente originale: ci sono stati Toy story 3, Cars 2 e Brave. Quest'ultimo è stato l'apice della mancanza di inventiva e creatività, con un ritorno alla narrativa modesta e stantia della Disney, con storie di principesse e canzon, i cui pochi momenti di brio faticano a salvare un titolo deludente.

La Dreamworks dal canto suo ha fatto il divertente Dragon Trainer, Megamind, tre sequel per le sue serie storiche (Shrek, Kung Fu Panda e Madagascar) e Le cinque leggende, film inaspettatamente buono.


  • Finchè funziona continua a farne

(A me sembra che ci sia ancora del succo. Fate un altro film. Stavolta ci sono figli adolescenti)

Non è certo piacevole vedere con che approsimazione la Dreamworks tratti le sue serie, considerando quanto originale ed innovativo era, ad esempio, il primo film di Shrek e quanto invece siano forzati e fuori dal tracciato originale i successivi film (con tanto di problemi di crisi da scapolo e di mezz'età).
D'altro canto, però, la serie Cars della Pixar non ha neanche un primo film originale di cui vantarsi, e sembra fatta col solo scopo di vendere merchandising, Toy story ha prodotto un terzo film per niente ispirato e non molto interessante, Monsters & co ora ha un prequel, e sembra che anche Alla ricerca di Nemo avrà un seguito.

E' chiaro comunque il motivo per cui continuano a fare sequel visto che Kung Fu Panda 2 è costato "solo" 150 milioni ma è il decimo film d'animazione ad aver incassato di più nella storia del cinema.
E' ovvio che i sequel garantiscono alle case di produzione buoni guadagni a costi marginalmente più bassi e con un fattore di rischio relativamente contenuto ed è questo il motivo per cui anche la Pixar si sta lanciando in questo tipo di produzioni.


  • Cosa c'è di diverso ora
(I bambini l'adoreranno. Vendete ogni modello al doppio del prezzo. E fate le varianti in due colori: doppio guadagno)

Pixar e Dreamworks stanno incrociando le rispettive strade, e mentre la Pixar "sembra" lo stia facendo in una parabola discendente, la Dreamworks sembra acquistare più fiducia nelle sue capacità, sfruttando le serie più ricche per finanziare progetti più rischiosi.
  • In conclusione
E' divertente prendere in giro la Dreamworks perché produce dei film "sicuri", tutto sommato sufficienti, senza rischi, ma nonostante questo la compagnia sembra sana ed in crescita con un portafoglio di titoli ampio e diversificato, è triste invece vedere che la Pixar stia scendendo come qualità, l'auspicio finale è che tutti noi possiamo avere in futuro film migliori, che vengano tanto dall'una quanto dall'altra compagnia.
Tutto purché non sia l'ennesimo stupido sequel dell'Era glaciale. Lasciate morire quel titolo, siamo arrivati ai "figli adolescenti", non merita di essere portato avanti.

Il cielo sopra il porto

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"Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto."
W. Gibson - Neuromante
(perché abbiano scelto questa immagine che non c'entra nulla col libro, proprio mi sfugge)

 La frase iniziale del Neuromante, uno dei primi e migliori romanzi cyberpunk di sempre, è estremamente ricca di significati e con poche parole è in grado di introdurre l'intero genere.
E se può sembrare che io legga più di quanto lo stesso scrittore possa aver pensato, ricordetevi che questa è la prima frase del libro, quella in grado di vendere o condannare un libro, una frase tanto limata da essere diventata un rasoio, possibilmente l'ultima frase ad essere scritta dell'intero libro.

  • La televisione
William Gibson avrebbe potuto dire che il cielo era semplicemente "grigio" o "coperto", o che "gravava una tempesta", ma questo non avrebbe reso l'idea della pervasività della tecnologia.

Essa è così ingombrante che anche il linguaggio è costretto ad adeguarsi e similitudini e metafore si piegano e si adattano; come dire, in un romanzo di guerra, che "il cielo era dello stesso colore di una canna di fucile".
Quella che viene trasmessa è la sensazione che la narrazione del futuro cyberpunk venga fatta non da un nostro contemporaneo, ma una persona che in quell'ambiente vive, a cui viene naturale quel riferimento.




  • Un canale morto

In secondo lugo il richiamo al "canale morto" insinua l'idea della decadenza che forma la parte "punk" del cyberpunk.
Il futuro del cyberpunk non è il futuro della fantascienza del periodo d'oro di Asimov di utopie, possibilità e sogni; è un futuro in cui le meraviglie tecnologiche di oggi sono diventate le reliquie obsolete di domani. Manca l'ammirazione e la fiducia incondizionata nella tecnologia, e al suo posto c'è un mondo molto più vivo e realistico di uomini dalla dubbia moralità e multinazionali corrotte. La tecnologia decadente sottolinea le diseguaglianze e rappresenta la nuova distinzione di classe del futuro: i ricchi possono permettersi oggetti sempre nuovi e funzionanti, i poveri vivono di imitazioni e beni di seconda mano.

(i televisori moderni sono programmati per non visualizzare più questa immagine in mancanza di segnale)
  • Il porto
Anche il luogo scelto dall'autore non è casuale. Il porto fa pensare ad una posizione sociale bassa: è improbabile, infatti, che una persona agiata scelga di andare verso il porto di mattina, in una giornata grigia.
Chi sta là deve essere un lavoratore o un viaggiatore che non può permettersi di meglio.
Oltre al disagio e alla povertà, il porto ci comunica anche il desiderio o la speranza di fuga, un'evasione corteggiata, ma non realizzata, la voglia di cambiamento e la difficoltà di realizzarlo.



  • In Conclusione


In meno di venti parole William Gibson riesce a ritrarre tutto un genere, dimostrando come si possano fare delle descrizioni estremamente efficaci senza dilungarsi (come, invece, ho fatto io).

Il cyberpunk unisce in sé la decadenza ("punk" = marciume) e l'innovazione, un futuro non troppo distante, ma allo stesso tempo alieno nel suo degrado e nella sua etica distorta. Gli uomini sono esseri ferini, e c'è una lotta continua non tanto e non solo per la sopravvivenza, ma soprattutto per il dominio. Non c'è posto per chi si accontenta. In un futuro in cui gli uomini si trasformano in bestie, si ritrova il transumanesimo nelle intelligenze artificiali e in chi rimane al di fuori dei giochi.
Il Neuromante è un libro stupendo, scritto nel 1984, agli albori di internet, che presenta un futuro distopico e spaventosamente reale. La storia di un riscatto personale e della lotta per il cambiamento.
Lo stile può risultare talvolta faticoso da seguire, in quanto la narrazione non viene interrotta per spiegare il futuro a noi di un tempo passato, ma lascia al lettore il compito di integrare i vuoti.

Neuromante, edito da Mondadori, è in vendita anche presso Amazon. Purtroppo la versione e-book è solo disponibile al momento in inglese per Kindle, o dispositivi Android.
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